Nel silenzio delle pagine sfogliate, migliaia di lettori si sono lasciati andare a un pianto silenzioso, una reazione che va ben oltre l’istinto. È il tipo di pianto che trae origine da una storia capace di scavare in profondità, riaprendo ferite mai rimarginate: la memoria, la colpa, e i legami irrisolti tra genitori e figli. L’orologiaio di Brest di Maurizio de Giovanni offre un viaggio emotivo in un territorio doloroso, dove il passato non è mai del tutto sepolto e le cicatrici rimangono visibili nel presente.
Questo romanzo rappresenta una nuova tappa nel cammino dell’autore, un cambio di rotta narrativo in cui De Giovanni affronta temi ricorrenti nella sua scrittura, come il passato che torna a galla, verità scomode che si affacciano e il dolore che, giorno dopo giorno, lacera l’esistenza umana. Non è un romanzo che consola; anzi, invita a guardare in faccia ciò che spesso viene rimosso, creando un legame emotivo con una verità che brucia. È in questo contesto che si delineano le storie dei protagonisti, in particolare Vera Coen e Andrea Malchiodi, i quali sono entrambi in lotta con il proprio passato.
Il tempo, nel romanzo, diventa una ferita aperta, una metafora centrale e carica di significato. Per alcuni scorre inarrestabile, portando via tutto ciò che conosciamo e amiamo; per altri, è un passo incerto, una costante lotta contro una realtà che si è fermata. Ogni lettore può riconoscere in questo movimento la propria personale verità: la storia d’Italia si confonde con l’individuo, e il ricordo di eventi tragici, come gli anni di piombo, si fa sentire come un orologio fermo, che segna ore di sangue e sofferenza. In questo contesto, la narrazione non è solo una cronaca, ma una lettera in cui si tessono gli stati d’animo collettivi e individuali, portando a una riflessione intima che non si può eludere.
Vera Coen è il personaggio che simboleggia la ricerca incessante della verità. Donna e giornalista, è portata a confrontarsi con la precarietà della sua esistenza e i dubbi su ciò che deve fare. La sua missione morale la spinge a scavare oltre le apparenze, a cercare un significato che si cela sotto la superficie dei fatti. Con Vera, il lettore vive un percorso di scoperta, un processo di comprensione che implica non solo il mondo esterno ma anche le sue ferite personali, la sua vulnerabilità di fronte a eventi che l’hanno segnata in modi inaspettati. È una donna emotivamente coinvolta, alle prese con il bisogno di esporre delle verità che, una volta rivelate, cambiano tutto.
Accanto a Vera c’è Andrea Malchiodi, un uomo la cui vita sembra spezzata. La sua carriera da poliziotto è al crepuscolo, il matrimonio è fallito e i legami con la madre e la figlia sono intrisi di dolore e incomprensione. Andrea incarna il peso del passato che irrompe nella quotidianità, rimettendo in discussione tutto ciò che ha costruito. La sua figura diventa un punto di raccordo tra il dolore privato e una ricerca di risposte che lo porterà a scoprire collegamenti sorprendenti con eventi lontani. A livello emozionale, la sua storia mostra come il passato, anche se sepolto, non possa mai essere veramente dimenticato. È una frattura che si riflette nelle sue relazioni, costringendo il lettore a misurarsi con la sua vulnerabilità e la propria storia.
Con ogni pagina, l’indagine che prende forma non è soltanto un fatto di sangue risalente a quarant’anni fa, ma un viaggio tra le ombre di una Repubblica che porta ancora i segni delle sue ferite. Un legame inatteso e la figura dell’“uomo degli ingranaggi” aggiungono mistero alla narrazione, facendo emergere una dimensione collettiva e personale che risuona in ogni lettore. Questa indagine si trasforma in un atto di memoria, un viaggio profondamente intimo e riflessivo che costringe a confrontarsi con gli strascichi di una storia nazionale, abbracciando un dolore che affonda le radici nella coscienza collettiva.
La chiave per comprendere perché L’orologiaio di Brest abbia toccato così profondamente il cuore di molti sta nella sua capacità di unire la Storia collettiva alle vite individuali. Non si tratta di un pianto cercano di esorcizzare il dolore, ma di una sollecitazione a riconoscerlo, a farlo proprio e ad affrontarlo. Le lacrime versate non sono semplici reazioni emotive, ma il frutto di una verità che squarcia il velo dell’indifferenza, portando alla luce ciò che non può essere ignorato. Questo romanzo non chiede al lettore di provare sola commozione, ma di prestare un ascolto profondo, mettersi in gioco e confrontarsi con il peso della memoria, seguendo quel filo rosso che unisce il passato al presente. Esperto di lifestyle sostenibile e Consulente del benessere
Massimo Vigilante è un esperto di lifestyle sostenibile e consulente del benessere, con oltre quindici anni di esperienza come divulgatore.La sua missione è aiutare i lettori a ottimizzare la propria vita, partendo dal presupposto che il benessere personale sia un equilibrio tra salute fisica, un ambiente domestico efficiente e una solida economia personale.Specializzato nel nesso tra salute dell'individuo e salute della casa, Massimo offre guide pratiche su faccende domestiche e giardinaggio, trasformandole da compiti a opportunità per migliorare la propria qualità di vita. Le sue analisi sull'economia domestica forniscono strategie collaudate per risparmiare, investire saggiamente e vivere in modo prospero e consapevole.![]()
Massimo Vigilante








